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[...] Il professore lascio la propria camera, armato di quel violino da tasca che si chiama pochette, per essere pronto ad ogni evento; sali lo scalone del palazzo, coi piedi in posizione accademica, come si addice a un maestro di ballo, busso all'uscio dello studio, entro, col corpo seminchinato, i gomiti inarcati, la bocca sorridente, e attese in terza posizione, dopo aver incrociato i piedi uno davanti all'altro, alla meta della loro lunghezza, con le caviglie riunite e le punte voltate verso l'esterno. Chiunque altro, al posto del professore Tartelett, messo in quella specie di equilibrio instabile, avrebbe vacillato sulla sua base, lui invece seppe mantenere una perpendicolarita assoluta.