Gli altri due quadri sono autosufficienti. I personaggi si guardano l'un l'altro: la signora e la domestica, il soldato e la sua innamorata. Vederli e come sbirciare attraverso un buco in una parete. E la parete e fatta di luce: quella luce di Vermeer del tutto credibile eppure irreale. Una luce cosi non esiste, ma vorremmo che ci fosse. Vorremmo un sole che ci rendesse giovani e belli, vorremmo vestiti che scintillano e s'increspano sulla pelle, vorremmo soprattutto che un nostro sguardo bastasse a ravvivare tutti quelli che conosciamo, come succede alla domestica con la lettera e al soldato col cappello. La ragazza che suona posa in un altro genere di luce, l'intermittente, minacciosa luce della vita, che ci fa vedere noi stessi e gli altri solo in modo imperfetto, e assai di rado.