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[...] era un viso indimenticabile, un viso tragico. Sgorgava dolore con la stessa purezza, naturalezza e inarrestabilita con cui sgorga l'acqua da una sorgente nei boschi. Non c'era artificio in esso, ne ipocrisia, ne isterismo, ne maschera; soprattutto non c'era la minima traccia di pazzia. La pazzia era nel mare vuoto, nel vuoto orizzonte, [...]; come se la sorgente fosse stata naturale in se ma innaturale in quanto sgorgava da un deserto.