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"Tu sei il diavolo," disse allora Guglielmo. Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. "Io?" disse. "Si, ti hanno mentito. Il diavolo non e il principe della materia, il diavolo e l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verita che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo e cupo perche sa dove va, e andando va sempre da dove e venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre. Se volevi convincermi, non ci sei riuscito. Io ti odio, Jorge, e se potessi ti condurrei giu, per il pianoro, nudo con penne di volatili infilate nel buco del culo, e la faccia dipinta come un giocoliere e un buffone, perche tutto il monastero ridesse di te, e non avesse piu paura. Mi piacerebbe cospargerti di miele e poi avvoltolarti nelle piume, portarti al guinzaglio nelle fiere, per dire a tutti: costui vi annunciava la verita e vi diceva che la verita ha il sapore della morte, e voi non credevate alla sua parola, bensi alla sua tetraggine. E ora io vi dico che, nella infinita vertigine dei possibili, Dio vi consente anche di immaginarvi un mondo in cui il presunto interprete della verita altro non sia che un merlo goffo, che ripete parole apprese tanto tempo fa."