Lo specchio, piu che un volto, riflette l'espressione di una difficolta. Ecco cosa mi sono fatto, ecco il pasticcio che dio sa come ho combinato negli ultimi cinquantotto anni; espresso da uno sguardo opaco e tormentato, da un naso ispessito, da una bocca piegata in una smorfia come per l'acidita delle sue stesse tossine, da guance che cascano dai sostegni muscolari, da una gola che pende floscia in piccole pieghe rugose. Lo sguardo provato e quello di un nuotatore o di un podista stremati; eppure, di fermarsi non se ne parla. L'individuo che stiamo osservando lottera senza tregua fino al crollo. E non per eroismo. Perche non sa immaginarsi un'alternativa. Continuando a fissarsi nello specchio, vede parecchi volti dentro il suo - il volto del bambino, del ragazzo, del giovane uomo, dell'uomo un po' meno giovane - ancora tutti presenti, conservati come fossili su strati di roccia, e come fossili, morti. Il loro messaggio a questa creatura viva e morente: Guardaci - siamo morti - di che cosa hai paura?