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Il timbro tenorile era cosi terso, cosi puro da far venire la pelle d'oca, e riempiva i petti di un calore struggente. Le dolci note musicali sollevavano il soffitto con la loro gloriosa magnificenza, trasformando la stanza in una cattedrale e i fratelli in un tabernacolo. Il paradiso era li, a portata di mano. Sembrava quasi di poter toccare il cielo con un dito. Era Zsadist. A occhi chiusi, con il capo reclinato all'indietro e la bocca spalancata, cantava. Lo sfregiato, quello senz'anima, aveva la voce di un angelo.