Artu ando alla porta della fucina, la spalanco e fisso il cortile. Niente vi si muoveva, a parte i soliti cani. Si volto. - Sei un uomo onesto, figlio - ammise a malincuore. - Un uomo onesto. Sono orgoglioso di te. Ma hai un'idea troppo buona del mondo. C'e il male la fuori, il vero male, e tu non ci credi. - Tu ci credevi, quando avevi la mia eta? Artu riconobbe con un mezzo sorriso l'acutezza della domanda. - Quando avevo la tua eta, credevo di poter rifare il mondo. Credevo che il mondo avesse bisogno solo d'onesta e di gentilezza. Credevo che il trattare bene la gente, il mantenere la pace e il praticare la giustizia sarebbero stati ricompensati con la gratitudine. Credevo che il bene avrebbe annullato il male. Rimase pensieroso per qualche attimo. - Forse pensavo che le persone fossero simili ai cani e che, offrendo loro abbastanza affetto, sarebbero state docili - riprese, amaro. - Ma le persone non sono cani, Gwydre, sono lupi. Un re deve governare migliaia di ambiziosi e ognuno di loro inganna. Sarai adulato e, alle tue spalle, deriso. Ti giureranno fedelta eterna e intanto trameranno alle tue spalle. Scrollo le spalle. - E se sopravviverai ai complotti, un giorno avrai la barba grigia come me, guarderai la tua vita e ti accorgerai di non aver realizzato niente. Un bel niente. I bambini da te ammirati in braccio alle madri saranno cresciuti e diventati assassini, la giustizia da te imposta sara in vendita, la gente da te protetta sara ancora affamata e il nemico da te sconfitto minaccera ancora i confini. Parlando, era diventato sempre piu furioso. Ora con un sorriso addolci la collera. - E questo che vuoi? Gwydre lo guardo negli occhi. Pensai per un attimo che avrebbe esitato o forse discusso con il padre, invece diede ad Artu una buona risposta. - Quello che voglio, padre, e trattare bene le persone, dare loro la pace e offrire loro giustizia.