A certe latitudini c'e un arco di tempo che precede e segue il solstizio d'estate, poche settimane appena, in cui il crepuscolo diventa lungo e azzurro. [...] Passi davanti a una vetrina, t'incammini verso Central Park e ti trovi a nuotare nell'azzurro: la luce e azzurra, e nel giro di un'ora questo azzurro s'infittisce, diventa piu intenso proprio mentre si oscura e sbiadisce, infine si avvicina all'azzurro delle vetrate in una giornata limpida a Chartres, o all'azzurro dell'effetto Cerenkov, prodotto dalle radiazioni elettromagnetiche nelle barre di combustibile nucleare immerse nell'acqua. I francesi chiamavano questo momento del giorno <>. Per gli inglesi era <>, l'imbrunire. La parola stessa e densa di echi e riverberi - l'imbrunire, il crepuscolo, il tramonto - parole che evocano immagini di persiane che si chiudono, giardini che si oscurano, fiumi con argini d'erba che scivolano nell'ombra. Durante il periodo delle notti azzurre pensi che la fine del giorno non arrivera mai. Quando le notti azzurre volgono al termine (e finiranno, e finiscono) provi un brivido improvviso, un timore di ammalarti, nel momento stesso in cui te ne accorgi: la luce azzurra se ne sta andando, le giornate si son gia fatte piu corte, l'estate e finita. Questo libro si intitola <> perche all'epoca in cui lo iniziai i miei pensieri erano sempre piu concentrati sulla malattia, sulla fine della promessa, l'affievolirsi dei giorni, l'inevitabilita della dissolvenza, la morte del fulgore. Le notti azzurre sono l'opposto della morte del fulgore, ma ne sono anche l'annuncio.